Violenza sulle donne, femminicidi aumentati dell’8% nel 2021: una vittima ogni tre giorniIl grafico

Una ogni 72 ore, la strage infinita delle donne. Dal primo gennaio al 21 novembre di questo 2021, su 263 omicidi commessi in Italia, in 109 casi la vittima era una donna. E l’assassino qualcuno che avrebbe dovuto amarla: 93 sono state uccise in ambito familiare e affettivo, 63 di loro per mano del partner o di un ex.

Va sempre peggio. Rispetto allo stesso periodo del 2020 – quando le vittime furono 101 – i femminicidi sono cresciuti dell’8%, rivela l’ultimo report della Direzione centrale della Polizia Criminale pubblicato dal Viminale in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne che si celebra ogni 25 novembre.

Per la ministra della Giustizia Marta Cartabia i femminicidi sono «una vergogna della nostra civiltà. Troppe le donne uccise, troppe le richieste di aiuto non tempestivamente raccolte. La gravità dei fatti richiede di ripensare le norme. Siamo al lavoro per rafforzare gli strumenti di prevenzione». Nel pacchetto, aumento di pena per i delitti di percosse e di lesioni, procedibilità d’ufficio, estensione del braccialetto elettronico.

Secondo la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese «la disciplina ha certo bisogno di ritocchi ma anche di maggior coordinamento tra le istituzioni». Chi denuncia «compie un atto di coraggio e non va lasciata sola», sostiene la ministra per le Pari Opportunità, Elena Bonetti.

Secondo i dati del Viminale la maggior parte delle vittime (il 34%) ha più di 65 anni. Il 45% degli assassini ha un’età compresa tra 35 e 54 anni. In forte crescita i reati di deformazione dell’aspetto della persona con lesioni permanenti al viso (+35%), come i casi di revenge porn (1.099, +45%) e le violazioni dei provvedimenti di allontanamento dalla casa familiare (+10%).

Hanno subito tutto in silenzio e in solitudine, fino alla fine. Magari si erano rassegnate a quella vita, forse avevano semplicemente paura di parlarne, o forse non avevano alcuna fiducia nell’aiuto del mondo e del sistema Giustizia. Non lo sapremo mai, perché sono tutte morte. Quello che sappiamo è che non soltanto non avevano denunciato di subire violenza ma non ne avevano nemmeno mai fatto parola con nessuno.

Stiamo parlando del 63% delle donne uccise negli anni 2017-2018: nessuna di loro (e sono 123) aveva mai confidato a qualcuno di essere in difficoltà, di temere per la propria vita, di subire maltrattamenti. Mai una denuncia, appunto. Fondotinta per coprire i lividi, sorrisi per nascondere paura e tristezza e avanti così, fino all’ultimo battito di cuore. Quel 63% è uno dei dati più sorprendenti della relazione appena approvata dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sul femminicidio presieduta dalla senatrice Valeria Valente.

I commissari, aiutati da molti consulenti, scattano una fotografia ad alta definizione agli uomini che uccidono le donne e a tutto quello che avviene prima, dopo, attorno ai meri fatti di cronaca. Ma soprattutto, fanno il punto sulla risposta giudiziaria ai femminicidi nel nostro Paese: la relazione fra autori e vittime del reato, le indagini della polizia giudiziaria, quelle degli uffici delle procure, il sistema di protezione delle vittime (giudiziario, sociale, delle reti del territorio), eventuali denunce precedenti, i giudizi penali e le sentenze…

Si scopre così che, nei due anni considerati, soltanto il 15% delle donne uccise (circa 1 su 7) aveva denunciato l’uomo che poi le avrebbe ammazzate, il rimanente 85% o aveva subito in silenzio o ne aveva accennato a persone a loro vicine. Per questa indagine la Commissione ha chiesto alle Corti d’Appello, e ha studiato, tutti i fascicoli processuali degli omicidi di donne avvenuti nel 2017 e 2018. Totale: 273.

Ma quando si può parlare di femminicidio? Si è presa in prestito la risoluzione del Parlamento europeo del 28 novembre 2019 secondo cui si definisce così la «morte violenta dipesa da motivi di genere» oppure (ha aggiunto la Commissione) per i casi «in cui l’uomo ha ucciso le figlie della donna con l’unica finalità di punire lei». Al netto degli omicidi volontari diversi, quindi, i casi di femminicidio sono stati 216, ma siccome per 19 procedimenti il presunto autore è stato assolto, il numero scende a 197.

Sono — erano — 197 donne che avevano figli, spesso molto piccoli e già spettatori di una violenza cieca: se ne sono andate lasciando 169 orfani e quasi la metà di loro aveva assistito a scene violente prima che la madre fosse uccisa, per non parlare di quei 29 sopravvissuti (il 17,2% e in gran parte minorenni) che invece hanno visto la madre morire. Dagli interventi della polizia giudiziaria emergono «criticità», come le chiama il dossier della Commissione, che sembravano sepolte da tempo.

Per esempio il fatto che «nei centri più piccoli in cui dovrebbe essere proprio il fattore della conoscenza personale ad aiutare nella lettura della violenza e del rischio», alcune delle donne uccise hanno chiesto aiuto alle forze dell’ordine «rappresentando la paura e la difficoltà di denunciare o la presenza di armi» e «sono state dissuase dal farlo», sono «state rassicurate e rimandate a casa». Di più: «in alcuni dei casi considerati le forze di polizia, non distinguendo tra violenza domestica e lite familiare, nonostante il tangibile terrore della donna, si sono limitate a “calmare gli animi”(come si legge testualmente nelle annotazioni di servizio)». Ai pubblici ministeri la Commissione rimprovera, diciamo così, «una difficoltà a riconoscere la violenza nelle relazioni intime» e una «non adeguata conoscenza dei fattori di rischio».

Difendersi dalla violenza: sì, è possibile

La sensibilizzazione sulla violenza sulle donne è altissima: il 25 Novembre è stata istituita la Giornata Internazionale Contro la Violenza sulle Donne. Anche il Ministero della Salute ha messo in atto dei sistemi di prevenzione e di aiuto nei confronti delle donne vittime di violenze: i consultori con personale altamente qualificato sono diffusi capillarmente sul territorio italiano (gli indirizzi si possono trovare sul sito del Dipartimento delle Pari Opportunità). È anche possibile rivolgersi al Telefono Rosa Antiviolenza e Antistalking al numero 1522.

È bene ricordare, inoltre, che la difesa la fa anche la Legge, che in Italia, dal 1996, considera la violenza contro le donne come un delitto contro la libertà personale e non più come un delitto contro il buon costume. Dopo questa prima importante legge, ne sono seguite molte altre (2001, 2009 e 2013), fino ad arrivare all’ultima, definita Codice Rosso del 2019 che introduce al suo interno reati gravi come il revenge porn, gli sfregi e le nozze forzate. Non da ultimo, sono state notevolmente incrementate le pene per violenza sessuale, stalking e maltrattamenti subiti in famiglia.

L’A.S.D. Judokwai Bolzano propone Corsi di “Autodifesa Femminile”,  per imparare a mantenere la calma nei momenti peggiori e a reagire con decisione nel migliore dei modi. Un programma di corsi, per dire no alla violenza e garantire alle donne la possibilità di difendersi. L’obiettivo è il consolidamento dell’autostima e della determinazione affinché la donna possa mantenere la calma necessaria per reagire istantaneamente ed efficacemente; per utilizzare la paura come energia positiva, per sviluppare una “cultura della sicurezza”, con tecniche semplici, ma efficaci; per produrre il miglior risultato possibile col minimo sforzo, anche non avendo particolari doti fisiche e aiutare a potenziare il proprio livello percettivo, a conoscere e a prevenire le situazioni di pericolo, e ad acquisire maggiore sicurezza in se stesse.

Prevenire è la mossa giusta per mettersi al riparo da incontri potenzialmente spiacevoli e da brutte esperienze. Il pericolo può essere evitato e gestito in modo responsabile per vivere più sereni la propria vita e la propria città. Questi corsi sono rivolti alle donne intese come potenziali  vittime di aggressioni di vario tipo e in quanto tali lo scopo di queste lezioni è aiutare il pubblico femminile a potenziare il proprio livello percettivo e cognitivo in relazione alle situazioni di pericolo e ad acquisire sicurezza in se stesse e si svilupperanno attorno a 3 livelli di interesse:

- Aspetto psicologico e penale

- Preparazione fisica

- Preparazione tecnica

  1. L’aspetto psicologico mira ad individuare le differenti caratteristiche e le tipologie di aggressione e aggressore. E’ fondamentale saper valutare l’entità del pericolo per poterlo affrontare. Si vuole insegnare come prevenire l’aggressore, come chiedere aiuto in modo efficace, come comportarsi in presenza di un aggressore, come superare il trauma subito. Si tratteranno anche le nozioni sul diritto penale della legittima difesa.
  2. La fase di preparazione fisica intende migliorare le capacità motorie delle partecipanti potenziandone velocità, forza e resistenza. Acquisire consapevolezza nelle proprie capacità aiuta ad allentare la tensione e a vincere le paure.
  3. Con l’acquisizione di elementari tecniche di difesa personale basate anche sul MGA Metodo Globale Autodifesa FIJLKAM, si vuole spiegare alle partecipanti come poter utilizzare il proprio corpo e oggetti di uso quotidiano come armi di difesa nel caso in cui non fosse possibile evitare il pericolo o superarlo con il controllo psicologico della situazione o con una richiesta di aiuto esterno.

Il Metodo Globale Autodifesa FIJLKAM simile a diversi Sistemi utilizzati anche in ambito internazionale in ambito civile  e militare, è richiesto da diversi Enti Pubblici e Privati, tra cui Corpo della Polizia Penitenziaria, diverse Polizie Municipali, Scuole della Polizia di Stato, Guardia di Finanza, Esercito, Carabinieri, Guardia Costiera, Carabinieri e proposto tramite diverse iniziative delle Palestre FIJLKAM abilitate e dei Fiduciari/Docenti Federali MGA FIJLKAM anche ai Cittadini.

I Corsi di Autodifesa Femminile praticati all’A.S.D. Judokwai Bolzano consistono comunque in una continua sintesi e rielaborazione di tecniche tradizionali e moderne, dei metodi di allenamento più recenti nel campo dell’educazione motoria e di tecniche provenienti anche da diverse discipline marziali. Rivestono indubbiamente una grande importanza tecnica, tutte le tecniche di controllo, di proiezione, di colpo o percussioni, di strangolamento, di leva articolare e di immobilizzazione. Il tutto è studiato in forma di principio ed applicazione, per essere assimilato dal praticante e riproposto autonomamente in situazioni di difesa simulate.  Il tutto risulta una materia molto ampia, frutto del congiungimento di numerose “Vie”, che sin dall’inizio affascina il neofita ma che si protrae nel tempo all’infinita ricerca della perfezione tecnica.